lunedì 30 giugno 2008

Documento Politico

TRACCE PER IL DOCUMENTO POLITICO “UN’ALTRA STORIA”
PREMESSA
L’Italia è cambiata. Il Bel Paese dei valori, dei buoni sentimenti, della solidarietà,
dell’accoglienza, ha lasciato spazio in questi anni - e sempre più spesso- all’Italia della
paura e del bisogno, all’Italia del precariato e dell’assenza di riferimenti. Il recente
risultato elettorale non rappresenta l’inizio di qualcosa, ma il punto di arrivo di un
percorso avviato da tempo, da dopo tangentopoli.
Non si è compresa, o non lo si è compresa fino in fondo, l’importanza, la necessità di
far crescere i riferimenti positivi nella società moderna, di renderli qualcosa di vivo
attraverso il confronto e la partecipazione per elaborare insieme ai cittadini una nuova
politica dei valori, un nuovo alfabeto che fosse insieme alfabeto culturale, politico,
sociale. Che fosse, insomma, una nuova proposta per il Paese. Questa è mancata e fa
soprattutto difetto, alla Sinistra, la capacità di esserne il veicolo.
Trasformazioni, cambio di nome ai partiti, scissioni e ricomposizioni, sono state
avvertite più come processi interni, riservati a pochi, che come operazioni condivise o
cambiamenti necessari per stare al passo con un paese che diventava ogni giorno
diverso rispetto agli anni della guerra fredda e che, cambiando, perdeva lentamente di
vista - e continua a farlo ancora oggi in un processo inarrestabile- le fondamenta
dell’identità repubblicana disegnate dalla Costituzione.
Banalmente, ad una cultura politica distante ed autoreferente, la maggioranza degli
italiani ha sempre più preferito il linguaggio delle rivendicazioni personali, legate ai
propri bisogni e alle immediate paure. In altre parole, ad una cultura politica in grado di
coniugare aspirazioni individuali e trasformazioni/aspirazioni collettive, sulla base di
percorsi condivisi, si è sostituita una cultura dell’io e dell’oggi che è incapace di
rapportarsi agli altri e di sperare e comprende solo la demagogia del potere e la politica
come “amplificazione” di luoghi comuni.
Siamo al paradosso della democrazia, intesa unicamente come momento elettorale,
che consegna il potere a chi disprezza la stessa democrazia, considera eroe un
mafioso e si prefigge di eliminare la resistenza quale elemento fondante della nostra
Repubblica. Ottiene il successo chi riesce ad intercettare la protesta antipartitica, quella
che viene chiamata antipolitica e che contraddittoriamente esprime da un lato
aspirazioni ad una democrazia vera e coerente e dall’altro umori ed atteggiamenti intrisi
di populismo qualunquista e, non di rado, di autoritarismo e razzismo.
Il centrosinistra, insomma, ha perso le elezioni perché sta perdendo il Paese,
perchè non è stato in grado di rappresentare un’alternativa credibile al
berlusconismo, perché sta mancando di interpretare un modello morale e
culturale prima ancora che politico.
Per invertire questa deriva, servono chiare opzioni di fondo:
Una politica della verità, interpretata da atteggiamenti coerenti e quindi credibili. La
verità sulle condizioni di lavoro, sugli attacchi alla biosfera, sul ruolo delle mafie, sulla
violenza che si fa contenuto del tempo in cui viviamo.
Una politica della speranza, vissuta come progettazione democratica e partecipata. La
politica in cui i valori dichiarati vengono messi in atto effettivamente, producendo fiducia
reale.
Una politica che si dia gli strumenti per affrontare la questione culturale, di
un’alternativa da costruire e praticare, rispetto ad un insensato modello di sviluppo
basato sulla crescita illimitata, e la questione morale di rendere centrale la legalità
democratica, intendedola come un vero e proprio bene relazionale.
SCOPO DELL’ ASSOCIAZIONE
Davanti a questo scenario serve fermarsi e tornare a raffrontarsi con le persone. Siamo
convinti che la Sinistra – “radicale” e/o “moderata” - debba recuperare
un’identità smarrita, a partire dai valori propri assolutamente non negoziabili.
Identità non significa certezze assolute o nicchie ideologiche, piuttosto cammino
coerente di ricerca dei luoghi, dei soggetti, dei metodi della trasformazione culturale,
politica e sociale. Un cammino che abbia alla base un “nuovo umanesimo”, un
“umanesimo dell’inclusione” che riesca a costruire relazioni tra sensibilità, esperienze,
culture, promuovendo ed incarnando una politica “altra” all’interno di una società
disgregata, dove il mercato del lavoro massacra le identità collettive e le condizioni
urbane annientando i legami sociali, ostacolando fortemente la produzione di beni
relazionali.
L’associazione nazionale “Un’Altra Storia” nasce per rilanciare questa esigenza
già alla base del progetto promosso con la candidatura di Rita Borsellino a Presidente
della Regione Siciliana due anni fa e proseguito fino ad oggi in Sicilia nell’ottica unitaria
del centrosinistra. Un progetto che ha come obbiettivo la costruzione dell’alternativa
culturale e politica nel nostro Paese, nella prospettiva di una società di giustizia, dove
la politica torna ad incontrare la società e il quotidiano di ognuna/o, per ridare
identità ai corpi sociali e contribuire al senso e al significato all’esistenza.
L’ antimafia e la legalità democratica; la cultura delle differenze, della pace e della
nonviolenza; la giustizia sociale; lo sviluppo autonomo (inteso come crescita
qualitativa di territori e comunità) sostenibile sul piano sociale ed ambientale e
rispettoso delle tradizioni e dei modi di vita, dei luoghi, rappresentano, invece, i punti di
riferimento forti di coloro che si ritrovano nell’Associazione.
Per questo l’Associazione si propone come soggetto plurale FEDERATO E
FEDERATIVO, in grado di dare concretezza alle proposte e ai “sentimenti” delle realtà
locali, della base sociale e politica così troppo spesso dimenticata dai partiti e dai
programmi elaborati in questi ultimi anni.
LE CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO
Un movimento della partecipazione come metodo e strumento per l’azione di
governo
Devono essere colte le istanze e i fermenti che si muovono nella società reale e che
vanno valorizzati e veicolati attraverso strumenti di partecipazione diretta. Il movimento
deve organizzare luoghi veri di confronto, in cui i vari livelli di governo si avvicinino
realmente alla gente, non sulla base di spinte clientelari e populistiche, ma costruendo
programmi e istanze collettive.
Un movimento che non sfugge alle contraddizioni della politica
Occorre mettere in atto processi di cambiamento dal basso, affrontando come priorità il
tema della riforma radicale di un ceto politico che non ritiene di dover misurare i propri
comportamenti con l’etica e i valori che discendono dalla Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani, dalla Costituzione Repubblicana e da tutti gli esempi mirabili di
esperienze, collettive e individuali, che in tutti i campi del vivere sociale hanno dato
lustro al nostro Paese e rappresentato un riferimento per le donne e gli uomini di buona
volontà.
Un movimento che si radica nel territorio
Il radicamento nel territorio deve essere perseguito per condurre una quotidiana attività
di controllo ed elaborazione politica, nella società e nelle Istituzioni, non legata alle sole
scadenze elettorali, ma costantemente presente nella vita pubblica e nei luoghi del
mondo del lavoro, della scuola e della società tutta. Occorre darsi, in tal senso, obiettivi
di efficacia e continuità anche attraverso la costruzione di un sistema di alleanze e di
confronto con altri soggetti politici e sociali, in grado di raccordare le esperienze locali di
partecipazione e di denuncia e di metterle in rete con altre.
Un movimento ispirato ad un autentico spirito di servizio
Non deve perdersi di vista l'obiettivo di ricercare nuove forme di democrazia che
consentano una migliore diffusione della cultura dei diritti e dei doveri da imporre come
contrasto alla cultura dei rapporti informali di patronage, di norma gestiti dai politici
come strumento di controllo clientelare ed affermazione delle oligarchie.
Un movimento che studia ed elabora sul territorio
Deve essere proseguita l'esperienza dei Cantieri per il programma partecipato di Rita
Borsellino con strutture tematiche di livello regionale e strutture territoriali di livello
municipale che facciano da supporto tecnico-politico a tutte le iniziative settoriali,
elaborando contenuti e proposte per il confronto con la società e con le Istituzioni.
Un movimento contro le mafie senza condizioni
Occorre porsi come alternativa radicale e incompatibile con tutte le forme di mafia.
Queste vanno intese come sistemi composti da organizzazioni tradizionali,
prevalentemente radicate in alcune aree del nostro Mezzogiorno d’Italia ma con grande
capacità di diffusione e adattività in altri territori. Esse sono però anche presenze
dominanti, di carattere militare e parassitario, sofisticate sul piano tecnologico, che
traggono dalle contraddizioni del mondo della politica e dell’economia, interna e
globale, le condizioni per il controllo di ingenti risorse finanziarie e di relazioni tra poteri.
Un movimento che crede nella società civile
Il riferimento essenziale è quello delle società civili di tutti Paesi, anche quelle in cui
l’esercizio delle libertà è più difficile perché da tanto tempo ostacolate attraverso la
violenza e la persecuzione di gruppi e movimenti civili improntati su valori di libertà e
democrazia. Occorre credere nella costruzione di società più giuste attraverso la
mobilitazione di interessi diffusi e al di fuori di gestioni autoritarie ed oligarchiche del
potere, dando voce e riconoscibilità a tutti i movimenti di base che sono
sottorappresentati nelle istituzioni e vogliono collegarsi in un’ipotesi di costruzione di
reti di solidarietà.
Un movimento che crede nella legalità democratica
La legalità democratica rappresentata dalla Leggi dello Stato è centrale, ma va
considerato il confronto e, se è il caso, il conflitto sociale, democratico e non violento,
non come un’insidia per la democrazia, ma come un’occasione permanente per la
società civile e politica d’incontrarsi con le Istituzioni, al fine di rimuovere ogni vincolo,
anche formalmente legale, che, di fatto, violi i diritti delle persone e rappresenti un
ostacolo ad una maggiore giustizia sociale.
Un movimento che provi a rendere evidenti i nessi tra legalità e sviluppo
Occorre progettare misure innovative e prospettive praticabili che consentano di
contrastare il sottosviluppo con misure socio-economiche in grado di valorizzare
l’approccio culturale di uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile.
Un movimento dei diritti e della solidarietà
Le persone che vivono e attraversano il nostro Paese devono avere la garanzia del
dialogo e la disponibilità a rimuovere le cause dell’ingiustizia sociale, promuovendo
politiche della sicurezza e dell’integrazione, contro posizioni autoritarie ed egoistiche.
Questo è possibile se saranno costruiti percorsi di pace a partire dalle periferie delle
città caratterizzate dall'esclusione e della prevaricazione, ma anche se sarà promosso
il dialogo tra governi e popoli, affidando alle relazioni internazionali e alle buone prassi
del confronto non-violento tra le persone la soluzione dei grandi squilibri socioeconomici
nel mondo, da decenni denunciati con sempre maggiore forza dalle più
grandi Autorità morali, laiche e religiose .
Un movimento che sceglie con chiarezza la propria collocazione ideale e politica
Pur in una logica di confronto con tutte le forze politiche e sociali democratiche, ci
riconosciamo nel campo delle forze di progresso, della sinistra libertaria e solidale, del
cattolicesimo democratico e di tutte le donne e gli uomini liberi che rifiutano fermamente
qualsiasi forma di discriminazione razziale, di genere e di orientamento religioso
politico, culturale e di qualsiasi altra natura. Una speranza di progresso è praticabile
solo se fondata nelle diversità, nella ricerca di sempre maggiori opportunità per tutti, nel
rifiuto incondizionato di ogni azione di ispirazione xenofoba e di ogni iniziativa tesa a
diffondere paure ed egoismi.

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